Filippine, il Presidente Duterte si scaglia contro tutti, Americani, ONU, Chiesa

Quella delle Filippine è una situazione preoccupante, sia sul piano interno che delle relazioni internazionali. Il neo eletto Presidente Duterte, sta usando il pugno di ferro contro la delinquenza che dilaga nel suo Paese, non è questo che preoccupa e indigna, per carità, la delinquenza va combattuta con ogni mezzo possibile ma la questione sta proprio qui: possibile. Sono oltre 900 i delinquenti, perlopiù spacciatori e drogato, uccisi dalla Polizia nei primi tre mesi del suo mandato e i poliziotti e i cittadini giustizieri vengono premiati.

Oltre 4000 persone arrestate, 600 tossicodipendenti e spacciatori si sono consegnati volontariamente, meglio le terribili prigioni filippine che perdere la vita, deve essere stato il loro ragionamento. Ora, dopo aver dato dei “figli di…” al Papa, ai vescovi e al Presidente suo predecessore, ripete gli stessi epiteti contro l’ONU e gli Americani.

L’ONU ravvisa nei suoi comportamenti una violazione dei diritti umani, gli Americani, dice il Presidente Filippino, uccidono i neri sparandogli a terra e ritiene che anche questi sono violazioni dei diritti umani su cui nessuno dice nulla. Duterte sta minacciando anche di staccare il suo Paese dalle Nazioni Unite e invita anche Cina e altri Paesi Africani a fare altrettanto.

Sul fronte interno è sostenuto dal populismo dilagante ma il sospetto è che Duterte stia usando questo massacro di delinquenti in modo sommario anche per togliersi qualche personaggio scomodo da davanti.